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Domande e risposte
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La “glossolalia” è un termine greco che significa “parlare il altre lingue”, che viene associato all’esperienza fatta dagli apostoli e da tanti altri il giorno della prima Pentecoste della Chiesa Cristiana a Gerusalemme cinquanta giorni dopo la crocifissione e resurrezione di Gesù. Come nel Vecchio Testamento la storia della Torre di Babele ha significato un intervento divino per dividere le lingue (e di conseguenza, i popoli) perché non si unissero ad edificare qualcosa contro Dio, nel Nuovo Testamento il parlare in altre lingue è un segno di una unità e disponibilità di origine spirituale, del fatto che Dio vuole usare qualcuno di noi; chi sarà disposto ? La glossolalia dona al partecipante quel non so che di esperienza carismatica e spirituale, è un po’ come “aprire la porta ai doni dello Spirito Santo”; una prima esperienza che ci porterà a farne altre, entrando nel mondo dei “doni carismatici” per l’utile comune, descritti in 1 Corinzi 12.
L’esperienza non è sempre “estatica” ma a volte rientra in un aspetto razionale che aiuta ad accettare il soprannaturale come parte integrale dell’opera evangelistica dello Spirito. A volte si sentono delle lingue “traducibili” secondo le conoscenze umane, altre volte delle lingue “di uomini e di angeli” come descrive l’apostolo Paolo, quindi intraducibili, tranne che dal dono di interpretazione. Io stesso ho sentito gente parlare in lingue comprensibili che loro non avevano mai imparato, ma ho sentito anche dei linguaggi che somigliano al balbettìo di un neonato: ho sentito “traduzioni” ed interpretazioni, esperienze strane che però mi hanno aiutato a capire che il Signore usa tutto per parlare alla gente del Suo amore.
Molte volte ci viene chiesto: ma perché vi sono tutte queste chiese, non sarebbe più giusto essere tutti Uno, come pregò Gesù ? Tutti i nomi diversi, il tipo di culto diverso, la liturgia diversa, la dottrina diversa… vuol dire che la Chiesa Cristiana è divisa?
Una risposta credo che sia che il Signore ha permesso che le varie chiese della storia abbiano perso delle verità negli anni, e come le hanno perse le hanno anche recuperate, gradualmente, attraverso diversi movimenti di risveglio nei secoli. Ad esempio, potremmo dire che la Chiesa primitiva aveva tutto: apostoli e profeti, doni, carismi, battesimo degli adulti e salvezza per grazia, ma che poi queste verità dottrinali sono andate scomparendo: gli apostoli sono stati rimpiazzati dai vescovi verso la fine del primo secolo, le profezie sono cessate (tranne rari esempi come il Montanismo), i doni e le guarigioni sono quasi scomparsi, il battesimo è stato concesso alle famiglie ed ai bambini, fino alla salvezza, che non è stata più per grazia ma per meriti e per potere d’acquisto. Poi, dai secoli bui del medioevo, è risorta una chiesa che ha scoperto prima la validità di poter leggere le Sacre Scritture nella lingua del popolo, poi la salvezza per grazia e non per opere, poi il battesimo degli adulti, la santificazione, i doni carismatici col battesimo dello Spirito Santo, la riscoperta dei ministeri di Efesini 4:11 e l’avere ogni cosa in comune. Credo che oggi la Chiesa sia in una posizione privilegiata, in quanto ha veramente riscoperto gran parte del suo patrimonio spirituale antico.
Alcuni vedono la varietà di denominazioni nell’ambito protestante un po’ come la varietà di ordini nell’ambito cattolico: i vari francescani, domenicani e benedettini somigliano ai nostri movimenti di risveglio battisti, metodisti e darbisti, con ognuno che scopre qualche antica verità seminascosta nella Scrittura e la esalta (forse a volte la esaspera) per insegnarla a tutto il Corpo di Cristo. In seguito, la verità è assimilata, ed il prossimo movimento di risveglio ne scoprirà un’altra per edificare sopra a ciò che è stato già costruito… ma il tutto è sempre contenuto nella Bibbia, piuttosto che nella rivelazione privata.
La Chiesa Cattolica Romana è rimasta ferma sulle sue posizioni della controriforma: noi evangelici siamo “cugini lontani”, e necessitiamo l’abbraccio della Madre Chiesa. Per conto nostro, noi riteniamo che il capo della Chiesa sulla terra non sia il Papa ma lo Spirito Santo, vero Vicario di Cristo, quindi ci riteniamo in autorità di predicare l’evangelo ovunque e di formare gruppi di discepoli dove il Signore ci dà grazia di farlo. Apostolicamente parlando, ci riteniamo una chiesa missionaria, preparata per andare in tutto il mondo e fare discepoli di ogni popolo, quindi (sebbene tecnicamente impreparati) resi edotti dallo Spirito per il lavoro che ci ha commissionati a fare. Non siamo in concorrenza, ma predichiamo ad ogni uomo: “siate riconciliati con Dio”, che non vuol dire andate nella Chiesa dello Stato in cui abitate. Vediamo piuttosto la formazione di un popolo-famiglia, che si riconosca nella proclamazione dell’evangelo, che sia missionario e carismatico, che abbia come fine la costruzione del Corpo di Cristo sulla terra, di ogni popolo e nazione, sesso, razza e lingua, per glorificare solo Gesù piuttosto che una religione, una città o una personalità umana.
Le differenze tecniche vi sono anche: i ministri di culto si possono sposare (1 Timoteo 2:2-4), non vi è una figura mondiale a capo della Chiesa tranne lo Spirito Santo, non vi è la confessione pubblica dei peccati nel confessionale; la base è Sola Scriptura, senza fare affidamento sulla tradizione che sa di umano; la chiesa è una, in qualsiasi locale si raduni; se siamo perseguitati, sarà per la gloria di Dio, e comunque il Signore penserà a noi ed alle nostre eventuali difficoltà, quindi siamo qui sulla terra per essere di testimonianza (buona) che Dio c’è e che vuole bene a tutti – come una luce in un luogo oscuro, come può essere descritta la società dei nostri giorni.
Predichiamo la salvezza in Gesù da tutte le difficoltà della vita, attraverso una conversione, o inversione di marcia. E’ possibile! A noi è successo, e ne è veramente valsa la pena. Può succedere anche a te; basta chiedere a Gesù di venire a prendere la guida della tua vita, e poi fare ciò che ti dice.
Andrew Thomas
La Chiesa Apostolica è parte del movimento Pentecostale mondiale, che si identifica con l’effusione dello Spirito Santo avvenuta ad Azusa Street, Los Angeles, nel 1906; questo in effetti fu solo uno di molti momenti di risveglio carismatico che si sono susseguiti fino ad oggi in tutto il mondo, e che hanno portato alla nascita e sviluppo di varie denominazioni pentecostali quali le Assemblee di Dio, le Chiese Elim, la Chiesa Apostolica, la Chiesa di Dio in Cristo, la Chiesa Internazionale, la Chiesa Quadrangolare e molte altre.
Le varie denominazioni pentecostali si diversificano non nella dottrina, che rimane per la maggior parte molto simile (con una enfasi su Gesù Cristo che salva, battezza, guarisce, santifica e ritornerà come Re e Signore), ma piuttosto nelle varie forme di governo della comunità singola o della Chiesa a livello nazionale. Ad esempio le Assemblee di Dio hanno adottato un tipo di governo comunitario congregazionalista, con conferma del ruolo pastorale tramite votazione, mentre la Chiesa Apostolica non contempla l’assemblea di chiesa, ed i vari ministri vengono scelti dal consiglio di apostoli, profeti e pastori, oppure vengono chiamati profeticamente e confermati dall’apostolato.
La riunione (di solito chiamata “culto” o “servizio”) si svolge in tutte le chiese pentecostali con un tempo di lode al Signore cantando tutti assieme, di solito accompagnati da un organo oppure anche da un piccolo complesso musicale; seguono poi letture dalla Bibbia, testimonianze personali di fatti avvenuti alle persone in cui si è visto un aiuto da parte del Signore, un momento di preghiera o intercessione per le necessità o bisogni di altri (anche se in molte comunità questo tempo viene separato dal culto domenicale, di adorazione e senza richieste a Dio, con una “riunione di preghiera” adatta all’intercessione).
La parte considerata molto importante o centrale del culto dà spazio alla predicazione della Parola, di solito portata dal conduttore, da un pastore, da uno degli anziani o da ospiti qualificati come “persone nel servizio del Signore”; alla predicazione può seguire un appello alla congregazione a rispondere all’esortazione con una preghiera, poi si tiene una offerta di ringraziamento e si conclude la riunione, che dura in media da una a due ore.
Alcune comunità celebrano la “cena del Signore” ogni domenica, spezzando il pane e distribuendo anche il vino ai comunicanti, che sono in genere le persone che hanno accettato il battesimo in acqua, in osservanza al comandamento di Gesù in Matteo 28:19.
La cena del Signore si tiene, in molte comunità una volta al mese, in altre più di rado secondo la decisione del presbiterio (gruppo di “anziani” che dirigono l’assemblea). Le chiese apostoliche sono molto simili nello svolgimento del culto alle assemblee pentecostali, con forse una maggiore enfasi sul tempo di lode con canti coinvolgenti che portino l’assemblea a battere le mani come gesto di lode (Salmo 47:1) e con la possibilità di interventi carismatici o profetici durante le preghiere.
Un punto che spesso crea sospetto è il momento delle offerte. Tutte le chiese pentecostali ed apostoliche insegnano la pratica del “rendere la decima al Signore”, cioè di portare alla comunità la decima parte del reddito di una persona come gesto di ringraziamento a Dio per averci provveduto in ogni aspetto della vita. Questa pratica, definita spesso negli articoli di fede delle varie chiese come “dovere responsabile” o “obbligo morale” si fonda sull’insegnamento biblico che parte da Abrahamo, passa per Mosè e viene citato anche da Gesù; normalmente le decime vengono usate per sostenere le persone al servizio delle chiese, come nel Vecchio Testamento venivano adoperate per il mantenimento dei Leviti per il servizio del Tempio. Le eventuali perplessità su una gestione impropria delle finanze offerte, o su un modo ingiusto di richiedere soldi “in cambio di” benedizioni o guarigioni, si fondano sui costumi di alcuni che abusano della semplicità dei fedeli: non vogliamo fare di ogni erba un fascio, ma semplicemente dire che ogni comunità che si rispetti avrà un proprio comitato per la gestione delle finanze, e che un pastore è degno di ricevere uno stipendio equo per il servizio sociale e spirituale che compie a tempo pieno, dato che ogni chiesa pentecostale non è assistita dallo Stato ma si autofinanzia in ogni cosa.
Sulla questione dei “titoli” delle persone al servizio vi sono delle differenze. Verso gli inizi del movimento pentecostale, la Chiesa Apostolica era l’unica voce che proponesse di dare ai vari ministeri la terminologia usata nel Libro degli Atti: le altre denominazioni pentecostali ritenevano che chiamare qualcuno “apostolo” o “profeta” fosse un segno di orgoglio, un “abuso di potere” o gesto di falsità. Con il passare degli anni, tuttavia, il riconoscimento della restaurazione alla Chiesa del Signore dei ministeri di Efesini 4:11 si è sparso in tutto il mondo, ed oggi moltissimi movimenti pentecostali riconoscono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori, definendo anche delle persone nel servizio con questi nomi. Chi riceve un profeta come profeta, riceverà il premio di profeta: cioè, verrà benedetto dal ministero biblico di manifestazione profetica
Lo stesso vale per l’apostolato, l’evangelismo ed il dottorato; la nostra tendenza a chiamare tutti “pastore” è di natura storica, ed in Italia tende anche ad essere incoraggiata dal riconoscimento ministeriale: tutti sono “pastori”, anche se, come doni alla Chiesa, manifestano caratteristiche diverse dal pastorato, che tende a condurre un gregge. L’apostolato tende a conquistare nuovi spazi, ad essere anche “giuntura del Corpo” tra le varie chiese e realtà sparse, e quindi a “coprire” un territorio piuttosto che un’unica comunità; il profetismo è la voce di Dio che indica persone, ruoli o luoghi dove lavorare, l’evangelismo è il ministero che trascina la Chiesa nel mondo per convertire anime, il dottorato è il saper dividere rettamente la Parola di Dio, e tutti lavorano “in squadra” secondo il concetto del Libro degli Atti.
E perché no ? Il messaggio dell’evangelo non è cambiato nei suoi duemila anni di storia, ed in pratica è questo: Dio ti vuole bene, è interessato ad avere un contatto con te e lo farà attraverso la lettera che ci ha scritto, la Sua Parola (la Bibbia), oppure attraverso i Suoi servi. Dio vuole e può intervenire nelle nostre vite a volte felici e a volte difficili, e lo vuole fare dandoci un obbiettivo diverso, secondo Lui il più importante: questa vita ci serve per prepararci ad un rapporto con l’eternità, con Dio o senza Dio; tutti hanno una coscienza dell’eternità, anche se a volte in modo confuso: comunque hanno il dubbio che tutto non finisca qui. Noi abbiamo accettato la vita eterna come dono di Dio attraverso Gesù Cristo, nostro “riscatto” e siamo “nati di nuovo”, per usare le parole di Gesù (Vangelo di Giovanni 3:3). Quindi la vita che viviamo adesso non è più nostra da gestire, ma andrà vissuta al meglio con l’aiuto di Dio che può intervenire nelle nostre famiglie, finanze, occupazioni giornaliere, salute, matrimonio, comunità, ecc. E’ veramente una nuova vita, un nuovo inizio che ci aiuta a voltare pagina sul passato e a vedere un futuro.
Il Vangelo non cambia. Se Gesù si presentasse oggi, gli piacerebbe la chiesa che frequenti? Oppure ne dovrebbe fondare una un po’ più simile a quella degli apostoli?